III.
Principali
autori degli affreschi eseguiti sui piloni votivi analizzati.
Analizzare gli
affreschi presenti sui piloni votivi e sui muri delle case vuol dire parlare di
quegli artisti, indicati come “pittori itineranti”, che percorrevano le Valli
Alpine.
La tradizione dei
pittori itineranti affonda le proprie radici nella Storia dell’arte e richiama
alla mente le botteghe che, già in epoca medievale, si proponevano al di fuori
degli itinerari classici. Con il passare dei secoli, sotto il profilo
artistico, i livelli di qualità si sono differenziati e con la definizione di
“pittori itineranti” si sono sempre più riconosciuti coloro che giravano di
paese in paese offrendo i loro affreschi per compensi accettabili (talvolta
anche per un pasto caldo) a clienti di modeste possibilità: esisteva uno
stretto rapporto tra frescante e committente di solito “vicini” per formazione
culturale e per sensibilità.
L’imitazione dei
modelli faceva riferimento all’agiografia classica ed era accompagnata da una
tecnica essenziale poco ricca di inventiva e povera nell’uso dei colori.
Gli affreschi
murali, i piloni votivi, le cappelle per la loro semplicità, e talvolta per la
loro ingenuità, sanno trasmettere un intenso spirito espressivo e raccontare
una storia, che con il passare dei secoli, è diventata tradizione[1].
Su sette dei
ventisei piloni votivi studiati, è possibile leggere la sola data di esecuzione
delle pitture, su tre il solo nome dell’autore, e, su undici, entrambe le
informazioni.
Per gli altri
piloni non si conosce né la data di costruzione o di realizzazione degli
affreschi, né il committente né il pittore.
Spesso, grazie ad
un confronto stilistico con piloni ed affreschi murali, datati e firmati,
dell’area in questione, della valle e delle zone vicine è stato possibile attribuire
un autore ed un arco cronologico relativamente certo ad opere, che allo stato
attuale di conservazione, sono dubbie.
Risulta infatti
che ogni artista abbia lavorato in più opere, anche se non si possono escludere
casi di realizzazioni singole, dove l’autore compare, identificabile dalla firma
o meno, una sola volta.
In tutto sono
stati individuati quattro autori, di quasi tutti si hanno scarse notizie.
Giorgio Boneto: “Giors Boneto pitore
di Paisana”, come
solitamente si firmava.
Sappiamo che è nato
a Pratoguglielmo in valle Po, nella parrocchia di Santa Margherita di Paesana (dove
si trova ancor oggi il suo atto di nascita), il 10 febbraio del 1746[2].
Attivo tra la fine del Settecento ed i primi anni dell’ Ottocento è certamente l’autore
che ha lasciato il più gran numero d’opere, per la maggior parte su piloni votivi
e case private. Numerose sono inoltre le opere a lui attribuibili, che
dimostrano l’apprezzamento nei confronti dei suoi affreschi e fanno pensare
anche all’ipotetica esistenza di una sorta di “scuola” (ancora tutta da
definire) che per caratteristiche tecniche e compositive avvicina molti
soggetti degli affreschi realizzati nello stesso periodo.
Boneto è uno di
quegli artisti itineranti, specializzati nella raffigurazione di soggetti
religiosi, i quali si spostavano di valle in valle.
Le prime
esperienze come frescante le realizzò in Valle Po, nei luoghi intorno alla sua
terra d’origine; da qui seguendo l’itinerario del Colle del Prete, allora
abituale via di comunicazione transvalliva, egli passò in Valle Varaita. Nel
1777 è attivo nella zona di Becetto, nel comune di Sampeyre. Negli anni
successivi dal 1778 al 1780 è presente ancora nella zona di Sampeyre[3]
e Rossana[4],
nel 1779 è a Brossasco, nel 1780-81 ancora a Rossana. In alta Valle Varaita ha
realizzato gli affreschi di un unico pilone votivo a Bellino[5].
Nel 1782 è attivo nella Valle Maira dove lavora, con intervalli, fino al 1809[6].
Negli anni 1790-91, nel 1803 e nel 1810 torna nuovamente a Sampeyre, Rossana e
Brossasco dove permane fino al 1817; dopo questa data se ne perdono le tracce.
Il suo territorio
d’azione si è andato estendendo anche alla Valle Grana (affresco datato 1800) e
alla Valle Stura. Unica opera di Boneto in pianura è un affresco su casa
privata a Faule (Cn); realizzazione molto particolare poiché questo artista era
solito lavorare principalmente nelle zone montane.
I suoi lavori
iniziali denotano un tratto molto semplice, le figure rappresentate sono imponenti,
dai volti ovali con grandi mani fissate in atteggiamenti rigidi, non c’è
prospettiva e la rappresentazione del paesaggio, quando è presente, è limitata
a pochi tratti essenziali. I colori usati sono tenui e caldi con predominanza
delle terre e dell’ocra. Il periodo migliore è quello della Valle Maira: qui le
composizioni si arricchiscono di colore e di particolari narrativi; come, ad
esempio, nel racconto di un avventuroso pellegrinaggio in un dipinto a
Centenero di Stroppo[7]e,
a Rossana, in un affresco murale, con la raffigurazione del carro processionale
di San Magno.[8]
Nel territorio
analizzato l’artista ha firmato un solo pilone votivo, in altri due gli
affreschi sono attribuibili alla sua mano[9].
Giuseppe Gauteri: primogenito di sette fratelli è nato a
Busca il 30 settembre 1805 da Lorenzo Gauteri e Marta Maria Rivoira. Proveniente
da una famiglia di cavalieri, soldati, chierici, mercanti e pittori, si
trasferì e visse prima a Rossana, poi, per ragioni di lavoro in quanto il padre
era un noto pittore, a Levaldigi ed infine a Martiniana Po. Nel 1832 si sposò
con Ludovica Anna Costamagna di Revello ed ebbe due figli Catterina e Giovanni
Battista. Morì l’11 dicembre 1878.[10]
Giuseppe Gauteri è
conosciuto oltre che per le sue opere sia su piloni votivi che su abitazioni,
per essere l’autore degli affreschi del pilone di Valmala fatto erigere nel
1835 sul luogo delle apparizioni da Giuseppe Pittavino padre di una delle
veggenti[11]. Il
pittore, per l’occasione, si ispirò, nella realizzazione della Madonna,
all’immagine, della Madre della Misericordia di Savona, presente in un quadro
comprato dal committente a Venasca e la dipinse commentandola con la scritta “Grandissimo miracolo di vedere Maria
Santissima della Misericordia in questo luogo durante giorni cinquanta”. Il
Gauteri firmando le sue opere talvolta si qualificava come “fratello di tre cavalieri”[12]
alludendo ai suoi più famosi fratelli, Francesco, Luigi e Lorenzo, pittori di
maggiore fama (e capacità artistiche) insigniti del titolo di cavaliere ed
autori di cicli pittorici più impegnativi nelle chiese dell’area saluzzese, (come
nel duomo di Saluzzo, dove Luigi e Francesco realizzarono la decorazione
neogotica negli anni 1849-1855[13]),
nella parrocchiale di Rossana e di Sampeyre[14].
Tra il 1860 e il 1878 Giuseppe Gauteri ebbe modo di dipingere almeno sedici
opere, tra affreschi su case e piloni votivi, in alta Valle Po[15];
dieci sono le opere censite ed analizzate a Rossana, realizzate tra il 1842 e
il 1858[16].
In Valle Varaita (media ed alta) sono circa ventidue i piloni votivi affrescati
dal Gauteri, oltre a numerose pitture murali presenti in molte borgate. Il
Gauteri è già presente in Valle Varaita nel 1832 (affresco a Rore, Vallone
Rostagno), e nel 1839, (“Piloun Ressio
Vieio”, Villar). Il suo intervento è at
Nel territorio
analizzato Giuseppe Gauteri ha realizzato gli affreschi di tre piloni votivi.[17]
È possibile evidenziare alcune caratteristiche esecutive, facendo un confronto
tra le pitture murali e i piloni realizzati nella Valle Varaita, nella Valle
Maira e nella Valle Po. Le figure rappresentate denotano una certa ricerca
stilistica e di resa dei sentimenti, pur mancando molte volte di capacità
prospettica. Il paesaggio raffigurato è solitamente poco studiato e reso con
tratti schematici ed essenziali. Negli spazi stretti delle nicchie, l’autore, è
riuscito a collocare meglio i soggetti rispetto a quanto realizzato negli
affreschi, dove, a causa della maggior ampiezza dell’area, questo risultato è
venuto meno. Così molte opere sono rimaste penalizzate nel posizionamento un
po’ casuale delle diverse figure. I colori impiegati sono intensi, particolare
è l’uso del rosa che si può dire sia il tratto distintivo dei piloni affrescati
dal Gauteri.
Tommaso Francesco Testa: di questo autore si hanno poche notizie.
È nato a
Pratolungo di Sampeyre nel 1867 e qui deceduto nel 1934. Oltre a svolgere
l’attività di pittore era anche maestro alle scuole della sua borgata nativa,
in un periodo in cui la montagna era molto popolata e quasi ogni frazione aveva
una scuola[18]. Numerosi
sono in media e alta Valle Varaita i piloni votivi da lui affrescati: se ne contano su tutto il
territorio trentadue. Ha lasciato anche numerosi affreschi su case private e alcune
opere nelle cappelle, come, gli affreschi esterni nella Cappella dei Santi
Rocco e Sebastiano a borgata Rossi (Sampeyre), realizzati nel 1930, o le
pitture e gli stucchi del coro della Cappella di Santa Delibera a Morero
(Sampeyre), realizzati nel 1908. È stato anche autore di alcuni quadri di
soggetto devozionale[19]e
di restauri su piloni votivi. Nell’area analizzata ha realizzato gli affreschi
di un solo pilone votivo (“Piloun Champ
Garnìe” a Foresto ) e restaurato il pilone di borgata Martini nel 1925.
Francesco Agnesotti: (Sampeyre 1882- Milano 1960).
È stato l’ultimo
erede dei pittori di arte sacra “itineranti”. Egli fu sostanzialmente un
frescante e le sue opere sono disseminate su molti piloni, case, cappelle e
chiese sia in Val Varaita che nelle regioni limitrofe. Basti ricordare a
Sampeyre gli affreschi realizzati sulla volta del presbiterio della Chiesa
della Confraternita, raffiguranti l’Assunzione di Maria Vergine.
Meno consistente
la produzione su tavola, una tela “Madonna
Mediatrice” (1957) è collocata nella Chiesa Parrocchiale di Sampeyre.
Di Agnesotti sono
anche due piloni a Cravegna, in val Sesia, dipinti nel 1943 e nel 1954. Si
conoscono di quest’autore due ex voto conservati l’uno nel Santuario di Valmala
e l’altro in quello di Crissolo[20].
Nell’area presa in
esame, di Agnesotti si registrano sei realizzazioni.
Questi ultimi due
autori, Tommaso F. Testa e Francesco Agnesotti, non hanno una tecnica artistica
propria, ma, come bravi tecnici, riproducono secondo schemi già collaudati.
Fig. 11. Realizzazione degli affreschi del “Piloun Mirot” Vallone Sant
Anna, Sampeyre (1921).
Fotografia ricordo
dell’Artista e dei Committenti con la famiglia.
Da destra: in
piedi Agnesotti Francesco, Agnesotti padre, Martin Antonio, Martin Giuseppe,
Martin Giuseppe (bambino in braccio), Martin Anna Maria, Cayre Maddalena, Cayre
Chiaffredo.
(Fotografia
dell’Archivio Fotografico Martini-Pignatta del Museo Storico Etnografico di
Sampeyre)
G. Aimar, Dipingere di Valle in Valle. Il pellegrinaggio artistico dei pittori
itineranti tra antichi affreschi e piloni votivi, in “Cuneo Provincia
Granda” n°6, Cuneo, 2003, pp. 41-45.
M. Cordero (a cura di), C. Lorenzati (scheda), Per antichi sentieri, itinerari culturali a
Marmora e Canosio,Cuneo, L’Arciere, 1988, pp. 28-29. M. Viano, I dipinti
dell’anima. Savigliano (Cn), Gribaudo, Coumboscuro Centre Prouvençal, 2003,
p. 81.
Becetto, borgata Civalleri, “Piloun ‘co
d’Mourel” e “Piloun Fino”. Confine, “Piloun meiro Jouanoto”: si trova sul
sentiero che da Confine sale verso le meire Jouanoto, sulla destra orografica
del Varaita. “Piloun meire Couloumbiero”
(Cfr. scheda n° 9 in appendice), e in diversi affreschi su case private.
Un affresco datato aprile 1778 e firmato Boneto è
segnalato in località Biazin a
Rossana, qui ha realizzato più di 35 pitture murali ( D. Barbero, I Piloni
cit., p. 25 e p. 98).
Bellino, Chiazale, Grange Combe, “Oratori Gronge 's Coumbes da meze”,(non si
conosce la data precisa di esecuzione degli affreschi).
M. Viano, I dipinti dell’anima cit., pp. 79-89.
A. De Angelis, Giorgio Boneto “pitore di Paisana”, in “Novel Temp” n°48, Sampeyre (Cn),
Associazione Soulestrelh, 1996, pp. 29-41.
D. Barbero, I
Piloni cit., p. 34, scheda 15.
“Piloun dal Verné” tra borgata Chiotti e
Misoun e “Piloun meire Spanhol”.
(Cfr. schede n°5 e n°10 in appendice).
M. Viano, I dipinti dell’anima cit., pp. 95-103, 166-169.
Cfr.
Nota n°38 p. 17.
In rari casi, come in un affresco murale nella frazione Roccia di Sampeyre, si trova la scritta “Giuseppe Gauteri fratello di 4 cavalieri”. Per i riferimenti in Valle Maira cfr. M. Viano, I dipinti dell’anima cit., p. 103.
Tesori del Piemonte. Saluzzo. Guida-
ritratto della città. Torino, Editris Duemila, 2000, p. 50
A. De Angelis, G. Ricchiardi, A. Salomone,
La chiesa parrocchiale di Sampeyre cit.,
p. 31.
G. Aimar, Gauteri pinse in Gente di
Monviso, Saluzzo (Cn), i Libri del Corriere, 2002, pp. 132-134.
D. Barbero, I piloni cit., p. 98.
Cfr.
schede n°7, n°16 e n°24 in appendice.
Notizia riferitami dalla
nipote, Lidia Testa (settembre 2003).
P. Capobianco, A. De Angelis, Gli ex voto del Santuario di Valmala, Busca
(Cn), L.C.L.,1985, pp. 49-51.
G. Ricchiardi , A. De Angelis, A. Salomone, La chiesa parrocchiale di Sampeyre cit.,
pp. 36 -37.